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Avv. Rosaria Multari

L’emergenza epidemica da coronavirus che stiamo vivendo è arrivata come un fulmine a ciel sereno e, purtroppo, sta incidendo sempre più prepotentemente nelle nostre vite. Non solo sta rivoluzionando i nostri rapporti lavorativi e le nostre normali abitudini di vita, ma anche la continuità e pienezza dei nostri rapporti affettivi. Non possiamo incontrare e vedere liberamente i nostri amici, colleghi di lavoro, familiari, fidanzati – specie se questi si trovano, per ragioni lavorative o di altra specie, in altra città o regione (magari in una delle zone del nord Italia, ad oggi, le più interessate dal contagio). Viviamo e sperimentiamo, ogni giorno di più, la stranezza e la tristezza di rapporti a “forzata” distanza, l’angoscia della paura che uno dei nostri cari o amati possa essere contagiato, l’impazienza dettata dal fatto che forse non potremo riabbracciarci per settimane e mesi ancora. Tutte emozioni nuove e contrastanti, che questa “forzata” distanza e situazione a dir poco surreale e anomala, comporta. Potremmo dire che stiamo vivendo un po’ in una specie di romanzo, alla Giulietta e Romeo, o, meglio, alla “Ulisse e Penelope” o “Lucia e Renzo”: non  per altro, ma perché mi pare di ricordare che facciano una fine più bella! Se per noi adulti, innamorati e distanti dai nostri affetti e non, comunque, è già fin troppo difficile gestire il trauma dato dal condizionamento che l’emergenza in corso ha determinato sui nostri rapporti personali – oltre a dover gestire il trauma per il brusco mutamento delle nostre abitudini di vita – potrebbe essere ancora più traumatico e difficile vivere questa situazione, con connesso periodo di isolamento e quarantena, per i nostri bambini e ragazzi, costretti, da un giorno all’altro, a rimanere chiusi in casa, senza contatto con i propri amici, compagni di classe, maestre, parenti, etc. Una situazione, che, in generale, ha imposto ai genitori di tutta Italia, di improvvisarsi psicologi, giocolieri, con un dispendio di energie sicuramente maggiori rispetto a quanto accade nella gestione ordinaria dei propri figli. Una situazione che, in particolare, può diventare motivo di dibattito giuridico nel caso in cui i bambini – ragazzi minori da dover gestire, nel periodo di quarantena, siano figli di genitori separati o divorziati. In tale evenienza, infatti, a fronte delle restrizioni poste dal D.M. del 4 marzo 2020, con successive integrazioni apportate dal D.M. del 9 marzo 2020, sorge il problema di stabilire come e se garantire il diritto di visita del genitore non collocatario o non affidatario, con il figlio che abita con l’altro genitore, nonché garantire il pieno esercizio del connesso diritto di frequentazione del figlio minore con il genitore con lui non convivente. I due decreti ministeriali del marzo 2020, infatti, essendo misure urgenti, non hanno stabilito nulla a riguardo. Il che non significa, ovviamente, che il diritto di frequentazione e visita tra minore e genitore non collocatario – non affidatario non debba essere regolamentato e sia da ritenersi compromesso dalle stesse restrizioni emergenziali. Semplicemente, tale diritto, deve essere bilanciato con il diritto alla salute, individuale e pubblica, per la cui tutela le misure restrittive sull’emergenza coronavirus sono state adottate. Occorre, in altri termini, che il giurista (avvocato, giudice), in questa fase delicata, provveda a dare risposte anche alle esigenze di difesa del diritto di visita del genitore separato, tramite un coordinamento delle regole in tema di visita dei genitori separati con i figli minori (artt. 337 ter e quater codice civile), da un lato, con le norme del D. m. 4 marzo 2020 e successive integrazioni, dall’altro. Ecco allora le possibili situazioni che in concreto si possono prospettare (che invero già ci stanno segnalando nostri assistiti) e le soluzioni possibili in termini di legge:

  • Regolamentazione del diritto di visita del genitore non collocatario, in regime di affido condiviso, o del genitore non affidatario in regime di affidamento esclusivo.

Anzitutto, occorre dire che, a parere di chi scrive, in una situazione di emergenza come quella che stiamo vivendo, dovrebbero venire meno le differenze in ordine al diritto di visita del genitore semplicemente non collocatario ma affidatario (ovvero in regime di affidamento condiviso) e genitore non affidatario (in regime di affidamento esclusivo). Infatti, in entrambi i casi, il diritto di visita dovrebbe essere in ogni caso e sempre garantito. Ovviamente, bilanciandolo, come detto, con la tutela della salute, del figlio, del genitore stesso e della collettività. Fatta questa premessa, necessaria, ecco di seguito le situazioni possibili da gestire:

  1. Situazione normale, cioè in cui entrambi i genitori vivono nella stessa città e non sono soggetti a misure limitative particolari a causa di rischio contagio (non sono soggetti a isolamento): se entrambi i genitori vivono nella stessa città e non risultano essere soggetti a rischio contagio, il diritto di visita del genitore non collocatario o non affidatario, con il figlio minore che vive con l’altro genitore, dovrebbe essere garantito normalmente, secondo gli orari e turni di visita – frequentazione stabiliti in sede di separazione o divorzio. Ricordiamo che il diritto di vista è un diritto fondamentale della persona (artt. 2 e 30 cost.), funzionale a consentire il corretto sviluppo del bambino e la sua salute psicofisica. Quindi, una brusca interruzione delle visite con il genitore, per tutto il periodo di quarantena, sarebbe da escludere, potendo costituire un evento traumatizzante per il minore. Ovviamente, considerata la situazione di emergenza, le visite, ove siano possibili, dovrebbero tenersi con l’assunzione delle necessarie misure di sicurezza e osservanza delle regole igienico-sanitarie (niente contatti fisici, come abbracci, e essere sempre muniti di amuchina per igienizzare le mani), imposte dal D. m. del 4 marzo 2020. Ovviamente, inoltre, visto il grave rischio di contagio epidemico da dover contenere e neutralizzare, le visite dovranno avvenire non in luoghi aperti (il motto da applicare, anche per le visite del genitore separato col figlio minore, è sempre l’ormai comune “restiamo tutti a casa”), ma in casa di uno dei genitori: nell’abitazione del genitore collocatario o affidatario, cioè nell’abitazione in cui il minore vive, oppure, ove possibile lo spostamento senza rischi per la salute del minore e della collettività, nell’abitazione del genitore non affidatario o collocatario, cioè la casa del genitore separato che ha diritto alla visita. Quale delle due abitazioni scegliere per consentire le visite tra genitore e minore, sarebbe da individuare sulla base dell’accordo tra i due genitori, che in questo momento dovrebbero dimostrare, appunto, maggiore “buon senso” e convenire pacificamente il luogo (casa) per le visite. E cosa succede, direte voi, qualora il rapporto tra i genitori sia conflittuale e anche in questa circostanza di emergenza i due non riescano a trovare un accordo? Bhe, diciamo che in tale circostanza prevale senz’altro il diritto alla salute del figlio rispetto al diritto di visita del genitore non collocatario o affidatario. Quindi, in attesa che intervenga in giudice tutelare, il minore dovrebbe stare in casa con il genitore collocatario o affidatario e l’altro genitore non potrebbe frequentarlo. In questa evenienza, il diritto di visita dovrebbe avvenire a distanza, tramite l’impiego dei mezzi di comunicazione: videochiamate whatsapp o skype, per esempio. In tal modo, si assicura sempre un contatto costante del figlio col genitore. Semplicemente si realizza un diversa modulazione del diritto di visita che viene espletato con una diversa modalità.
  2. Situazione eccezionale, in cui il genitore non collocatario o non affidatario del minore vive in altra città o, pur vivendo nella stessa città, è soggetto a rischio contagio con limitazioni (isolamento): in questa circostanza – come accade nel caso sub a), nell’ipotesi di disaccordo tra i genitori che vivono nella stessa città in ordine alle visite –  prevale senza dubbio la tutela della salute del minore. Quindi, il diritto di visita dovrebbe essere escluso e avvenire solo con modalità di contatto a distanza, tramite uso di mezzi di comunicazione, come videochiamate whatsapp, skype o simili.
  3. Situazione estrema, in cui il genitore collocatario o affidatario sia contagiato o soggetto a rischio contagio con limitazioni (isolamento): nel caso in cui il genitore che vive con il minore sia contagiato e pertanto in isolamento a casa o sia soggetto a rischio di contagio, ugualmente in isolamento preventivo, il minore dovrebbe essere momentaneamente trasferito nella abitazione del genitore non collocatario o non affidatario. In tale evenienza, il diritto di visita si trasformerebbe in momentaneo collocamento o affidamento, per il genitore separato non convivente con il minore, mentre il genitore convivente vedrebbe trasformato, sempre momentaneamente, il suo diritto di coabitazione, con il figlio minore, in diritto di visita con modalità a distanza (videochiamate e contatto costante tramite mezzi di comunicazione).  Si tratterebbe di modifiche temporanee ed urgenti, dettate dalla necessità di tutelare la salute del minore, dunque nell’esclusivo interesse di quest’ultimo.
  • Regolamentazione del diritto di visita dei nonni.

Il diritto di visita ai tempi del coronavirus deve essere valutato anche riguardo ai nonni, per i quali tale diritto è previsto, normalmente, dall’art 317 bis, codice civile.

A riguardo, in modo molto semplice, bisogna dire che la soluzione di un bilanciamento tra diritto di visita dei nonni e tutela della salute, passa necessariamente dalla considerazione dello stato di salute dei nonni stessi: se questi sono soggetti anziani o comunque di età superiore ai 70 anni, il coordinamento delle misure contenute nei decreti ministeriali in tema di coronavirus e la normativa vigente sul diritto di visita dei minori con i nonni, imporrebbe di escludere le visite fin tanto che perdura la situazione di emergenza. Per questa categoria di nonni, le visite dovranno avvenire a distanza, con impiego di mezzi di comunicazione. Infatti, come noto a tutti ormai, gli ultrasettantenni sono interessati da misure particolarmente restrittive della mobilità, a causa della loro condizione di soggetti a alto rischio contagio, con conseguente necessità di un isolamento preventivo. Se, invece, i nonni dei minori, sono soggetti di età inferiore ai 70 anni e in buono stato di salute, ovvero in uno stato tale per cui il rischio di contagio dovrebbe essere nella norma – come per ogni altro soggetto – le visite con i nipotini dovrebbero avvenire regolarmente, per come di solito avvengono, purché, ovviamente, con le dovute misure di sicurezza e igieniche, per come imposte dal D. m. 4 marzo 2020 (per quanto difficile e triste, deve essere una visita senza contatti fisici – abbracci – e sempre con amuchina e mascherina a portata di mano).

Considerazioni conclusive: applichiamo il “diritto all’amore”.

In questi giorni, l’Italia tutta si sta mobilitando con slogan di solidarietà collettiva, quali “restiamo tutti  casa” e “andrà tutto bene”. Assistiamo a concerti improvvisati dai balconi e finestre delle nostre abitazioni, cori urlanti di voci che rimbombano nei nostri quartieri e vicinati, tutte cose che, magari, normalmente disprezzeremmo, considerando tutto ciò “ridicolo”, una “buffonata”, ma in questo momento cerchiamo, amiamo, perché ci fa sentire uniti, vivi, forti, pieni di quella speranza e voglia collettiva di farcela, anche questa volta, e tornare presto tutti alla normalità. In questo scenario, come detto in premessa a dir poco “surreale”, quindi, credo che scrivere un articolo sul diritto di visita del minore col genitore separato, doveva essere superfluo. Eppure ci sono state segnalazioni di genitori pronti sul fronte di guerra, per rivendicare l’osservanza delle visite con i propri figli, perché hanno il “diritto” di farlo. Da avvocato non mi sono sottratta al mio compito di dare risposte a tali segnalazioni. Tuttavia, da persona ritengo che possibili liti e disaccordi tra genitori separati in ordine alla regolamentazione del diritto di visita del minore, in questo momento, siano davvero insensate e fuori luogo. Personalmente, se fossi genitore non convivente con i miei figli, non mi porrei alcun problema a mettere da parte il mio egoistico bisogno di vedere i miei figli e, ancor di più, il mio bisogno di guerreggiare con il mio ex compagno. Preferirei tenere i miei figli distanti, in casa con l’altro genitore, cercando di creare intorno a loro un clima disteso e sereno, per affrontare questo periodo di forzata distanza da me e dai loro legami, dalle loro abitudini di vita, con massima tranquillità. Non darei spazio a liti “insensate”, non userei anche questa situazione di grave emergenza per esasperare ulteriormente i toni di un rapporto già nella normalità difficile e controverso. Da donna, quindi, mi rivolgo a tutti i genitori che dovessero leggere questo breve articolo, dicendo: per una volta, mettiamoci da parte. Mettiamo da parte i nostri diritti, per come previsti dalla legge civilistica, e applichiamo l’unica regola di diritto che in questo momento difficile può venire in gioco: il diritto all’amore. Insomma, posso comprendere la difficoltà e il disagio emotivo di non vedere i propri figli fisicamente, per settimane e forse mesi ancora. Ma, come ha ben detto il nostro Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, stiamo tutti distanti oggi per abbracciarci più forte e intensamente domani.

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