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Conoscere la Rete

A cura del dott.Marino D’Amore

L.U.de.S University

Il sistema mediatico è attraversato da profondi cambiamenti soprattutto dopo aver imboccato la strada della digitalizzazione. Un processo che si palesa continuamente intorno noi ma che rimane, per alcuni aspetti e soprattutto per l’utenza finale, ancora sconosciuto nella portata e nelle direzioni che intende intraprendere. Tali cambiamenti hanno inevitabilmente delle implicazioni sociologiche che influenzano la quotidianità comunicativa di ognuno di noi ma soprattutto, cosa più importante, causano profondi cambiamenti del ruolo dell’utenza, che diventa attrice attiva, abbandonando quella passività acritica e inconsapevole che l’ha caratterizzata per anni. Questa nuova età mediatica[1] è riscontrabile su alcuni mezzi di comunicazione più che in altri e in particolar modo sulla Rete per antonomasia: Internet, grazie anche al connubbio con il medium televisivo (IPTV e web TV). Internet, ossia la contrazione linguistica della locuzione inglese  interconnected networks (reti interconnesse) è, come tutti sanno, una rete mondiale di computer ad accesso pubblico, attualmente rappresentante il principale mezzo di comunicazione di massa, che offre all’utente una vasta serie di contenuti  informativi  e servizi di varia natura accomunati da un medesima caratteristica: essere costantemente in contatto con tutto il mondo. La Rete rende quest’ultimo una sorta di villaggio globale, anzi glocale. Internet è il medium della cosidetta glocalizzazione[2], termine introdotto dal sociologo Zygmut Bauman che si costituisce, sia linguisticamente che semanticamente, sulla crasi tra globalizzazione e local e si sostanzia su un’azione caratterizzata da dinamiche di interrelazione tra i popoli, tenendo conto però delle loro peculiarità culturali, delle loro istanze identitarie e di appartenenza territoriale, inquadrate in un contesto storico ben determinato. Il web nel tempo è diventato strumento quotidiano nelle mani di un’utenza sempre più alfabetizzata e fidelizzata, baluardo e simulacro di quel processo democratizzante descritto prima, processo anche sociale come dimostrato dai Social Network: MySpace, Facebook, Twitter, veri e propri catalizzatori di condivisione e relazioni irrealizzabili, almeno apparentemente, nel mondo reale. Per quanto riguarda la televisione occorre puntualizzare che il suo avvento, nel secolo scorso, ha meravigliato tutto il mondo per lo straordinario potere di abolire le distanze e i tempi, riunendo gli utenti in immense comunità transnazionali, ma, ancora oggi, riesce a sorprenderci per la sua capacità di viaggiare liberamente fra i media, di ibridarsi e offrire la sua presenza al pubblico in forme, in parte o del tutto, nuove. Una nuova esperienza televisiva tout court che, grazie alle potenzialità e alle nuove possibilità che offre, coinvolge l’utente del nuovo millennio con la stessa intensità con cui la vetero tv attirava il suo pubblico. Una nuova concezione del mezzo che mitiga e rinegozia i confini tra i media e i loro contenuti tipici (ad esempio cinema vs tv) e lascia intravedere come tutto il sistema, che ci ha intrattenuto e informato fino ad oggi, mostri segni di cedimento e debba essere analizzato in una prospettiva di più ampio respiro. Tuttavia l’aspetto più caratterizzante, la trasformazione più radicale consiste, per la televisione, nella perdita del suo status di medium di massa, di elargitrice di contenuti diffusi dall’alto verso il basso prodotti secondo modalità industriali, per approdare finalmente nel territorio di quella che potremmo definire democrazia mediale, o meglio, Democratizzazione Mediale. Infatti oggi ci troviamo di fronte ad un processo sotteso a dinamiche meccanicistiche di causa-effetto che, almeno allo stato attuale, appare lontano dal suo compimento, evidenziando tutti i risultati raggiunti ma, al tempo stesso, anche tutte le potenzialità inespresse, che possiede in fieri e che possono diventare realtà in un futuro prossimo. La tv vede ridimensionata la sua sacralità, la sua aurea di pulpito postmoderno, il suo carattere di divinità tecnologica portatrice di verità mediatiche assolute e incontrovertibili e al contempo si umanizza, assume le caratteristiche di mezzo di comunicazione al servizio di chiunque voglia usarlo solo perché, in un dato momento e in un dato luogo, ha semplicemente qualcosa da vedere o da dire. Un’evoluzione che quindi muta profondamente il ruolo di quello che fino a poco tempo fa era un semplice consumatore, dando vita ad una nuova, complessa figura spettatoriale quella del prosumer. Esso rappresenta la definitiva emancipazione dell’utente da un’anacronistica passività e la conseguente assunzione di una consapevolezza nuova e affascinante: l’identificarsi in un ruolo fortemente attivo in cui le vecchie classi mediali si livellano fino a formare una grande classe, una sorta di ceto mediatico omnicomprensivo che racchiude in sé categorie prima separate da uno schermo. Uno status, quello del prosumer, cui si può accedere varcando idealmente quello schermo diventato finalmente permeabile, vivendolo attraverso entrambe le sue facce: intrattenere e fruire, in un nuovo scenario che si va costituendo con progressiva continuità e che si realizza grazie a Internet e alle sue declinazioni.

Il progenitore nonché precursore della rete Internet è il progetto ARPANET, finanziato dalla DARPA ( Defence Advanced Research Projects Agency), un’agenzia dipendente dal Ministero della Difesa statunitense.

Nell’aprile del  1963 l’informatico Joseph C.R. Licklider  manifestò l’intenzione di collegare tutti i computer e i sistemi di  time-sharing  in un’unica rete continentale, fino a quando l’anno dopo, lasciò l’ARPA[3] per un posto all’IBM, lasciando in eredità l’idea ai suoi successori che si dedicarono al progetto ARPANET. Il contratto per lo sviluppo di quest’ultimo fu assegnato all’azienda da cui proveniva Licklider, la Bolt, Beranek and Newman (BBN)[4] che utilizzò i minicomputer di Honeywell[5] come supporto. La Rete venne fisicamente costruita nel 1969 collegando quattro nodi: l’Università della California di Los Angeles, l’SRI di Stanford, l’Università della California di Santa Barbara e l’Università dello Utah. L’ampiezza di banda  era di 50 Kbps. Negli incontri per definire le caratteristiche, le potenzialità e i posibili sviluppi del nuovo progetto, vennero introdotti i  Request for Comments, ancora adesso i documenti fondamentali per tutto ciò che riguarda i protocolli informatici di Internet. Quella che utilizziamo oggi è quindi il risultato dall’estensione di questa prima proto-Rete, denominata ARPANET. I nodi si basavano su un’architettura client/server e non supportavano quindi connessioni dirette (host-to-host). Le applicazioni possibili si limitavano fondamentalmente  a Telnet e ai programmi di File Transfer Protocol (FTP). In poco tempo però, tra gli anni ’70 e ’80 del secolo scorso, ARPANET diffuse i suoi nodi oltreoceano.

Nel 1991 presso il CERN di Ginevra lo scienziato il  Tim Berners-Lee definì il protocollo HTTP (HyperText Transfer Protocol): quel sistema che permetteva una lettura cosiddetta  ipertestualenon-sequenziale  dei documenti, saltando da un punto all’altro mediante l’utilizzo di rimandi (link o, più propriamente, hyperlink). Il primo browser con caratteristiche simili a quelle attuali, il Mosaic, venne realizzato nel 1993. Esso rivoluzionò profondamente il modo di effettuare le ricerche e di comunicare in Rete. Nacque quindi, come naturale conseguenza tecnologica, il World Wide Web in cui le risorse disponibili erano e sono organizzate secondo un sistema di librerie (library), o pagine, a cui si può accedere utilizzando appositi programmi detti web browser che permettono di navigare visualizzando file, testi, ipertesti, suoni, immagini, animazioni, filmati.

Nel 1993 il CERN decide di rendere pubblica la tecnologia alla base del World Wide Web in modo che sia liberamente implementabile da chiunque lo desideri. A questa decisione fa seguito un ampio e al tempo stesso immediato successo del World Wide Web in ragione delle funzionalità offerte, della sua efficienza e, non ultima in ordine di importanza, della sua facilità di utilizzo. Così ha inizio la crescita esponenziale di Internet che in pochissimi anni porterà la Rete delle reti a cambiare la società umana, rivoluzionando il modo di comunicare, di relazionarsi delle persone e di lavorare, tanto che nel 1998 si arriverà a parlare di nuova economia (New Economy). L’estrema usabilità connessa con l’HTTP e i browser unita a una vasta diffusione di computer per uso anche personale, hanno consentito l’utilizzo di Internet a una massa di milioni di persone, anche al di fuori dell’ambito strettamente informatico, con una crescita in progressione esponenziale. Se prima del 1995 Internet era dunque relegata ad essere una rete dedicata alle comunicazioni interne della comunità scientifica  o tra le associazioni governative e amministrative, in seguito si è assistito alla diffusione costante di accessi alla rete da parte di computer di utenti privati fino al boom degli anni 2000 con centinaia di milioni di computer connessi in rete parallelamente alla diffusione, sempre più crescente, di PC nel mondo, all’aumento dei contenuti e servizi offerti dal Web e a modalità di navigazione sempre più facilmente accessibili, fruibili e user-friendly  ma anche e soprattutto, a un contestuale aumento di velocità di trasmissione e di trasferimento dati. E pensare che una delle più grandi innovazioni tecnologiche del ‘900, il web appunto, fu ispirata dal comportamento e dalla rete relazionale di un esemplare del mondo animale: un ragno amazzonico, comunemente conosciuto come maestro della tela. Questo ragno vive in comunità molto numerose e costruisce ragnatele, strutturate in reticolati, che si estendono per decine e decine di metri. Per comunicare batte le zampe sui filamenti della ragnatela, le vibrazioni e quindi il messaggio raggiungono i suoi simili che rispondono nello stesso modo. Stesso procedimento avviene quando una preda cade nella ragnatela: le vibrazioni che causa richiamano i ragni che si dirigono nel punto da cui provengono per divorare la malcapitata. Insomma siamo davanti ad un processo di comunicazione caratterizzato da codifiche e decodifiche che si manifestano su una Rete naturale creata da una colonia di ragni nel mezzo della foresta amazzonica, una rete che ha ispirato la realizzazione di quella che accompagna e ormai caratterizza la nostra quotidianità, originando tutti quei processi di democratizzazione mediale e potenzialità comunicativa in costante e progressiva evoluzione. Un processo che elide spazi e tempi e ci fa vivere in un mondo costantemente interconnected, un networked world che ci pone al centro di  migliaia di dinamiche mediatiche incarnandoci nell’uomo vitruviano leonardesco e si impone come una nuova filosofia comunicativa .

 



[1] Marino D’Amore, Età Mediatiche, ilmiolibro, Roma 2012.

[2]  Zygmunt Bauman, Globalizzazione e glocalizzazione, Armando, Roma 2005.

[3] Il suo nome originario era  Advanced Research Projects Agency (ARPA), ma fu rinominata DARPA (indicando che il suo scopo era la difesa militare) il 23 marzo1972; il 22 febbraio 1993 tornò ARPA, e ancora DARPA l’11 marzo 1996.

[4] Società di consulenza informatica statunitense, ora denominata BBN Technologies.

[5] Honeywell è una delle più importanti aziende multinazionali statunitensi, che opera in diversi settori, fra cui controllo e automazione nel settore industriale , componenti per il settore  aeronautico e automobilistico.

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