Intervista alla Prof.ssa Laura Volpini 

Avv. Angela Allegria 

Avv. Federica Federici

Quali sono le ricadute psicologiche sulle persone in questo periodo di quarantena forzata, dove ogni spostamento viene limitato all’indispensabile e con mascherina, guanti e distanza dagli altri, dove ognuno di noi si sente ripetere “#iorestoacasa” e di sicuro lo ripete ad oltranza anche agli altri e a se stesso sperando che finisca tutto bene e nel minor tempo possibile?

Lo abbiamo chiesto alla Prof.ssa Laura Volpini, Psicologa giuridica e forense, psicoterapeuta, docente presso “La Sapienza” Università di Roma.

Professoressa Volpini, si può tentare di riassumere i principali effetti che le persone stanno vivendo da quando l’emergenza ha condizionato la loro quotidianità?
Un recente studio su The Lancet ha analizzato l’impatto psicologico della quarantena, che può variare da problemi di ansia, disregolazione alimentare, a rabbia dovuta ad insorgenti disturbi del sonno, fino alla depressione.
Gli stressor associati alla quarantena possono essere legati alla paura del contagio, alla frustrazione di essere costretti in casa, alla noia, alla mancanza di informazioni chiare, ai problemi finanziari e alla paura di essere emarginati se si contrae la malattia.
Nei mesi successivi a questa esperienza si può configurare anche una vera e propria sindrome post-traumatica da stress (PTSD).
Ovviamente questa sintomatologia varia da individuo ad individuo e dipende dai livelli di resilience e dalle risorse personali e sociali.

Possiamo differenziarli a seconda delle fasce di età?

L’impatto psicologico è significativo per tutte le fasce d’età, perché ci siamo trovati tutti quanti catapultati in una realtà impensabile, che non ci permette di poter svolgere liberamente la nostra vita.
Ovviamente per le persone anziane le conseguenze possono essere più pesanti anche sotto il profilo psicologico. Innanzitutto perché sono le categorie più a rischio per questa infezione. Non hanno poi quella dimestichezza nell’interagire con i social, hanno difficoltà nell’andare a fare la spesa o nel prenotarla on-line. Non possono vedere nessuno, soprattutto i giovani nipoti, per timore del contagio. Possono quindi sentirsi ancora più isolati di altre categorie.
Anche per i bambini e gli adolescenti questa fase può essere difficile da affrontare. Possono sentirsi spaventati, vedendo preoccupati i loro genitori e sentendo inevitabilmente le notizie sulla gravità della situazione. Sono stati interrotti i loro processi di socializzazione scolastica, sportiva, ricreativa, artistica.
Alcuni di loro, non hanno neanche la possibilità di accedere ai social media e frequentare le lezioni scolastiche on-line.
Alcune famiglie vivono in pochi metri quadri e questo limita ancora di più i bambini nelle loro possibilità ricreative.

L’isolamento sociale quali rischi e quali vantaggi ha dal punto di vista psicologico?

I rischi dell’isolamento a cui abbiamo accennato prima, non devono essere sottovalutati e nel caso il soggetto provasse un progressivo disagio, il consiglio è quello di rivolgersi ad uno psicologo, per chiedere un breve percorso di sostegno in questo momento.
Non sappiamo la durata del nostro isolamento, ma nel caso si prolungasse nel tempo, potrebbe incidere anche sugli stili interpersonali, relazionali e sociali. Ovvero, il concetto di “distanziamento sociale” potrebbe entrare a far parte almeno per un certo tempo, di un nostro nuovo stile di approccio alle persone e alle situazioni, almeno fino a quando questa pandemia sarà solo un brutto ricordo.
Il vantaggio di questo stare chiusi, può essere il confronto con sé stessi. Una sorta di monitoraggio retroattivo sulle scelte fatte, su “a che punto si è della propria vita”, sulle insoddisfazioni, ecc. Questa fase riflessiva può essere foriera di nuove consapevolezze, nuove scelte, nuovi orizzonti e nuove soluzioni a vecchi problemi. Fermi dalla propria routine ordinaria, abbiamo più tempo di pensare e ripensare noi stessi.
E’ anche un tempo per valorizzare la famiglia e i figli, dedicandosi ai nostri cari in modo più attento, mettendosi in ascolto, conoscendo meglio la vita interiore dei nostri figli e riscoprendo le qualità del partner che si ha vicino.

Quali sono le fasce più fragili e a maggior rischio di disagio sociale? 

Sicuramente chi già versava in precarie situazioni economiche e sociali, si trova ad affrontare queste ristrettezze con più ansia e paura per il presente e per il futuro.
Pensiamo poi alle persone che hanno patologie o chi ha una fragilità psichica o chi è diversamente abile. Per questi soggetti, la paura del contagio o la quasi impossibilità di accedere ai servizi di assistenza, può produrre gravi conseguenze psichiche e sociali.
Ci sono poi i “senza tetto” che non hanno una casa in cui rimanere. Non ultimi i detenuti che si trovano in una doppia limitazione, quella propria e quella dei loro familiari che non possono andare a trovarli.
Poi c’è un’altra categoria che sta vivendo enormi difficoltà che è quella dei genitori separati con figli minori.
Abbiamo assistito a sanzioni per chi si spostava per esercitare il diritto di frequentazione del figlio. Oggi autorevoli giuristi ci dicono che questo diritto può rientrare nei casi di “assoluta urgenza” se ci si deve spostare in altro comune, o nei casi di “necessità” se lo spostamento rientra nello stesso comune di appartenenza.
Un’ultima, ma non ultima categoria di soggetti che possono vivere un disagio riguarda le coppie conflittuali, chi si trova coinvolto in una relazione violenta.
I dati della DAC sembrano indicarci un trend negativo della violenza domestica. Si suppone però che ci sia un alto numero oscuro, perché la convivenza forzata non consente di poter denunciare facilmente.
Voglio segnalare l’iniziativa della Commissione Pari Opportunità della Camera, che d’intesa con le Farmacie e i presidi sanitari sta promuovendo la campagna “Mascherina 1522”. Chi subisce violenza, può segnalare la propria condizione usando questa parola in codice e saranno poi le Farmacie e i presidi sanitari a segnalare alle forza dell’Ordine.

Quali sono le principali forme di psicopatologie che possono svilupparsi in questo momento?
Di per sé la quarantena non ha il potere di sviluppare psicopatologie, certamente può innescare processi psichici che vanno a slatentizzare vulnerabilità psicologiche preesistenti.
Abbiamo assistito in questi giorni a dei casi di suicidi, anche fra il personale sanitario.
I medici, gli infermieri, gli ausiliari, sono certamente le categorie che più possono essere esposte ad una realtà drammaticamente traumatica, che vivono in diretta tutti i giorni e che può incidere profondamente sul loro benessere psicologico.

Il black-out sociale può essere autogestito in questa fase, se sì con quali tecniche, risorse e strumenti?
Una comunicazione chiara è lo strumento più importante che hanno le istituzioni per poter mitigare l’impatto della quarantena, motivandola, spiegando ai cittadini il senso del loro impegno e del loro sforzo, offrendo loro delle aspettative realistiche.
Anche le aziende debbono essere trasparenti e condividere i protocolli di protezione e comportamento previsti dai vari decreti.
A livello individuale è importante darsi una nuova routine giornaliera. Importante è darsi obiettivi da svolgere in casa o per la casa. E’ utile mantenere la cura del proprio corpo, attraverso ginnastica e stretching.
Fa molto bene anche dedicarsi agli altri, per esempio offrendo il proprio aiuto per la spesa a dei vicini anziani, mettendosi in rete per raccogliere e donare oggetti e strumenti sanitari.
Utilizziamo poi la tecnologia in modo intelligente per “stare connessi” con le persone importanti per noi, con i nostri familiari, con gli amici.
E’ anche utili tenersi informati sulla situazione attuale, ma limitatamente. Un’eccessiva sovraesposizione a programmi che trattano la pandemia, può amplificare le preoccupazioni e le angosce.
Si può contrastare la noia riscoprendo la lettura o vedendo film d’autore che ci siamo persi. Riprendiamo in mano vecchi progetti di scrittura che avevamo accantonato.
E’ importante, per chi lavora in smart-working, non eccedere con le ore di lavoro, rischiando di entrare in burn-out.
La focalizzazione su aspetti positivi, come il rapporto con i propri figli, con il partner o la gioia di avere la compagnia di un animale domestico, possono alleviare il peso di questa costrizione quotidiana.

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