Prof. Marino D’Amore

LUDES HEI Foundation campus Lugano

La propaganda generalmente è intesa come “l’attività di disseminazione di idee e informazioni con lo scopo di indurre un bacino d’individui a interiorizzare specifiche attitudini e a svolgere determinate azioni” ovvero il “conscio, metodico e pianificato utilizzo di tecniche persuasive per raggiungere specifici obbiettivi atti a beneficiare coloro che organizzano il processo obbedendo a dinamiche meccanicistiche di causa-effetto. In posizione antitetica alla propaganda si pone la pura e semplice esposizione dei fatti, della realtà nella sua completezza neutra ed esaustiva che abbandona faziosità e valorizzazione di aspetti determinati prerogativa della prima. La propaganda, infatti, può presentare i fatti in modo selettivo, mentendo per omissione ad esempio, catalizzando una sintesi conclusiva particolare, oppure utilizza messaggi caricati di retorica e facile sentimentalismo narrativo-linguistico per stimolare risposte emozionali, piuttosto che razionali, alle informazioni presentate.

L’uso della propaganda è dannosa per la libera e naturale formazione dell’opinione personale e pubblica, diffondendo così tali effetti deleteri sia sul singolo individuo sia sul corpus sociale.

L’esempio di propaganda particolarmente rappresentativa è stata quella partorita dal nazismo e dal fascismo: tramite un uso sapiente e ben pianificato dei mezzi di comunicazione di massa del tempo, Hitler è riuscito nell’intento turpe e barbarico di convincere le folle riguardo all’imprescindibilità nel bisogno improrogabile e ineluttabile dell’olocausto e nella necessità storico-politica di una guerra di espansione che è diventata mondiale, conducendo un’intera nazione al distruzione fisica, politica e economica e con la responsabilità, anch’essa storico-politica, ma soprattutto etica, di aver causato milioni di morti, vittime di quella assurda volontà di potenza.

Esempi di propaganda ideologicamente meno estremi, ma non meno dannosi sono quelli volti all’arricchimento tout court di pochi “eletti” a discapito dell’impoverimento delle masse, rese miopi da una demagogia fatta di promesse non mantenute. In questo caso i leader, con un sapiente uso dei sondaggi, conoscono quali sono i desideri e i bisogni delle persone, promettono loro di esaudirli, ma poi nei fatti compiono azioni atte ad esaudire i loro propri desideri, spesso in antitesi con i desideri delle popolo, danneggiandolo a favore d’istanze meramente ed esclusivamente elitarie.

Il successo della propaganda necessita di una efficace selezione semantico-linguistica, minuziosamente mirata, sui fatti che devono essere esposti all’interlocutore prescelto, pena la sua totale inefficacia. La presenza di un forte intento censorio in vari ambiti della vita pubblica è un pesante e inequivocabile indizio di una propaganda in corso. Una propaganda che per raggiungere gli obiettivi che si prefigge mira ad esaltare e a valorizzare i sogni, i pensieri, i desideri di un popolo rispetto alla realtà dei fatti, ricorrendo ad un massiccio uso dei simulacri, della simbologia che, a sua volta, racchiude in sé quegli stessi sogni e nutre tutto il mondo immaginifico-retorico di cui un pubblico ha bisogno per credere e perseguire il raggiungimento unanime e condiviso di quegli obiettivi, quegli scopi dipinti come imprescindibili per il bene comune dallo strumento retorico messo in campo.

La propaganda, come azione intesa a conquistare il favore di un pubblico, è un’attività presente in ogni tempo, luogo e dimensione sociale.

Il termine propaganda nasce in un contesto semantico-religioso quando la Chiesa cattolica nel XVI secolo organizza, per arginare la diffusione del protestantesimo, dopo lo scisma voluta da Enrico VIII, una Congregatio de propaganda fide, un dipartimento preposto alla diffusione della fede cattolica. Originariamente il termine non intendeva riferirsi a informazioni fuorvianti o parziali, ma custodiva e tentava di attualizzare intenti di tutela nei confronti di una religione messa in pericolo da pericolosi venti di rinnovamento. Il moderno significato di propaganda risale invece alla prima guerra mondiale.

La propaganda, si declina in diverse tipologie e in ambiti diversi spesso in commistione fra loro.

La propaganda religiosa, come detto, è solo una delle forme storicamente più definite e comuni di propaganda e mira alla diffusione e alla tutela di un determinato culto, di solito quello cattolico.

La propaganda culturale, e in particolare quella letteraria, è tra le più importanti, essendo la propaganda stessa un fatto essenzialmente “comunicativo”. San Paolo, ad esempio, è uno tra i più popolari propagandisti della storia religiosa. Era sostanzialmente propaganda anche il De bello Gallico, che servì a Cesare per amplificare esponenzialmente la propria reputazione a Roma. Questa tipologia di propaganda si è dunque intrecciata spesso con quella religiosa e ancor più con la propaganda politica. In questo caso la finalità politica si fonde con quella prettamente estetico-artistica, in misura relativamente variabile (nei casi “più estremi” la finalità artistica può essere solo un velo posto su quella primaria, politica). Ad esempio l’Eneide di Virgilio accanto a finalità meramente estetiche ne aveva anche altre di carattere politico, vale a dire l’esaltazione di Roma (erede della mitica Troia) e dell’imperatore Ottaviano Augusto (della famiglia Iulia, fondata da Iulo figlio di Enea).

Gli esempi sono numerosi: intenti  propagandistici emergono prepotentemente anche dalla Dichiarazione d’Indipendenza degli Stati Uniti, un “capolavoro di propaganda nazionale”, volto al consenso, a cristallizzare l’opinione pubblica nordamericana e a giustificare la rivoluzione all’estero (si pensi in tal caso al “divario” tra l’idea di democrazia e uguaglianza, e la realtà effettiva di una classe dirigente eletta da una percentuale della popolazione che si aggirava intorno all’1,5% del totale). I libelli di Martin Lutero e le opere di Karl Marx sono stati in parte scritti con finalità propagandistiche. La loggia massonica P2 si chiamava in realtà, sviluppando l’acronimo che l’ha resa famosa, “Propaganda 2”.

Storicamente appare più delicata la questione della propaganda economica, soprattutto nelle forme assunte a partire dalla fine del XIX secolo. Secondo alcuni studiosi la pubblicità è una sorta di propaganda economica, mentre secondo altri essa presuppone un beneficio anche per chi riceve il processo persuasivo, il che la dovrebbe distinguere dalla propaganda vera e propria, in cui il beneficio per il ricevente è quasi nullo o, nel migliore dei casi, può avvenire solo accidentalmente.

Le pubbliche relazioni rappresentano un’emanazione della propaganda, ne rappresentano una forma moderna, evoluta che caratterizza i rapporti tra un’organizzazione di grandi dimensioni e il pubblico moderno. I propagandisti cercano di cambiare il modo in cui la gente comprende una questione o una situazione, allo scopo di cambiarne le azioni o le aspettative, secondo una sola prospettiva: la propria. In questo senso, la propaganda serve come corollario complementare alla censura, dove lo stesso scopo viene raggiunto, non attraverso false informazioni, ma prevenendo la conoscenza di informazioni vere. Ciò che identifica fortemente la propaganda rispetto a altre forme di controllo è la volontà del propagandista di influenzare l’orientamento delle persone, attraverso l’inganno e la confusione, piuttosto che tramite la persuasione e la comprensione. Insomma la propaganda diffonde sostanzialmente informazioni false che hanno lo scopo di rassicurare un popolo che già ci crede o che comunque vuole crederci. L’assunto è che, se la gente crede in qualcosa di falso, sarà costantemente assalita dai dubbi. Poiché questi dubbi provocano un disagio secondo dinamiche di dissonanza cognitiva, il popolo, quindi, pur di estinguerli diventa particolarmente ricettivo alle rassicurazioni di chi è al potere.

La propaganda può essere classificata in base alla fonte:

  • la propaganda bianca: arriva da una fonte chiaramente identificabile;
  • la propaganda nera: finge di arrivare da una fonte amica, ma in realtà è dell’avversario;
  • la propaganda grigia: pretende di arrivare da fonti neutrali, ma in realtà arriva dall’avversario.

Per questo motivo la propaganda è spesso indirizzata a coloro i quali già simpatizzano per la classe dirigente al potere e non verso coloro che si muovono su posizioni specularmente opposte, questi rappresentano infatti un territorio arido e impermeabile dove essa non attecchirebbe.

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