VIA IL CROCIFISSO DALL’AULA CONSILIARE

TALE DECISIONE SI CONCILIA CON I PRINCIPI ESPRESSI A LIVELLO EUROPEO?

di Filomena Agnese Chionna

 Polemiche a Ostuni, nel Brindisino, dopo che il Consiglio comunale ha  deliberato di non voler esporre il crocefisso nell’aula consiliare.

Simboli ammessi, secondo il regolamento comunale sono il Tricolore, lo stemma della Regione  Puglia, alla bandiera dell’Ue e il gonfalone del Comune.  La voce crocefisso in aula è stata soppressa. Ma sono davvero questi i problemi per cui discutere e amministrare un paese?

 Il 18 marzo 2011 la Grande Chambre della Corte Europea dei diritti dell’uomo rendeva nota la propria decisione, i Giudici di Strasburgo affermavano il principio che la presenza di un simbolo religioso nella specie il Crocifisso nelle scuole pubbliche e, lato sensu, in ogni ufficio pubblico non viola il principio di laicità statuale.

La Corte europea ricostruisce il principio di laicità in un’ottica relativa, nella consapevolezza che questo sia incarnato e vissuto da ciascuno Stato membro alla  luce della propria evoluzione culturale e storica. I Giudici di Strasburgo, pur non contestando, che il Crocifisso, abbia una connotazione laica, richiama la precedente giurisprudenza europea, che ciò non  costituisce un allontanamento dai principi di pluralismo né una forma di indottrinamento, laddove si considerino la storia e la tradizione dello Stato membro.

La Corte ha potuto sostenere che il simbolo del Crocifisso,  affisso all’interno delle aule scolastiche così come degli altri edifici  pubblici, nonostante la sua matrice religiosa, sia da qualificare, come abbiamo detto, «symbole essentiellement passif», in quanto non contrastante con la neutralità-laicità dello Stato, giacché «on ne saurait notamment lui attribuer une influence sur les èlèves comparable à celle que peut avoir un discours didactique ou la participation à des activités religieuses» .

Obiettivo è stato la salvaguardia delle specificità di ogni Stato e di tutte le tradizioni
compatibili.
Il crocifisso, nonostante la sua origine schiettamente religiosa, è espressione della cultura di un popolo.

Sotto altro profilo la sentenza della Corte Europea ha puntualizzato che il
Crocifisso non è in grado, con la sua presenza all’interno degli uffici pubblici, di esprimere un’attività di proselitismo o d’imposizione di una credenza religiosa né di influire, in maniera apprezzabile, sulla psiche degli utenti e, quindi, di inibire o comprimere indebitamente la loro libertà religiosa. Si tratta, sotto quest’aspetto, di un simbolo «silenzioso» per
chiunque non voglia o non sia in grado di «ascoltare» ciò che esso esprime per
il credente.

 Il Governo italiano ha sostenuto che la presenza del crocifisso nelle aule delle scuole pubbliche rispecchia ancora oggi un’importante tradizione da perpetuare, aggiungendo poi che, oltre ad avere un significato religioso, il crocifisso simboleggia i principi e i valori che fondano la democrazia e la civilizzazione occidentale.

Lo Stato italiano attribuisce al Cristianesimo una visibilità ed una rilevanza preponderanti nell’ambito scolastico collegate al significato non  solo culturale, ma anche identitario del crocifisso stesso, frutto e simbolo dell’evoluzione storica della comunità italiana e di un’antichissima ed ininterrotta tradizione ancora oggi attuale e fondata sui principi e sui valori democratici ed umanitari delle civiltà occidentali.

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